giovedì 7 agosto 2014

A gambe aperte

È tardi ma è presto se tu te ne vai.
L'ha detto Gino Paoli una notte in cui è stato come volare. L'ha detto lui, mica Icaro che ha fatto 'na finaccia.
Ed effettivamente è sempre troppo presto quando te ne vai, anche se ci ignoriamo, anche se diventi blu ad un mio "grazie", anche se abbassiamo la testa per non parlarci.
L'hai voluto tu, non io.
Io volevo te, ma non te con lei.
 Volevo te da solo.
Mi pregano di smetterla perchè è passato tanto tempo, ma il tempo passa veloce solo per le falene, non per noi.
E poi pare facile smetterla quando il cuore ti arriva in gola come una giostra, e poi se ne va giù giù come un sub.
Sembra una favola senza lieto fine, senza manco un vaffanculo urlato a te che scappi, senza manco un'occhiata di traverso.
Non riesco ad odiarti, ma ti voglio far pesare la mia presenza.
L'unico modo per evitarmi è andare via.
L'unico modo per evitarti è andare a letto alle 22 di una sera d'estate in cui il mondo ti crolla addosso travestito da gonna lunga arancione e capelli più chiari dei miei.
Cos' ha lei che io non ho?
Lei ha la sfida che io non t'ho permesso di vivere, l'instabilità che non ho, l'incoerenza.
E forse le gambe aperte più di me.

lunedì 10 marzo 2014

(Quasi) tutti gli uomini della mia vita

Gli uomini che ho frequentato avevano tutti una particolarità: erano mediamente brutti.
Ed apparentemente intelligenti.
Solo che la loro intelligenza veniva usata male. Direi addirittura violentata.

Il primo amore è stato devastante. Era un calciatore, diceva. Poi s' è accartocciato col motorino contro un albero e ha incontrato me. Forse doveva capirlo subito, si, ma tant'è.
È stato entusiasmante quando alla frase "Devo pensare solo al calcio" è susseguita un'altra ragazza.
Pare fosse bellissima. Come bellissima fu la mia reazione. Piagnistei su piagnistei.
Poi è tornato. Ed è stato mandato a fanculo, come dicono i letterati.

Il secondo amore invece era brutto sì, ma affascinante.
Col senno di poi posso dire che è affascinante come un copertone bruciato.
Ha giustamente figliato dopo 9 mesi. E ringraziando Dio, la partoriente non ero io.

Il terzo amore aveva gli occhi azzurri ed insegnava tennis ai Parioli.
Mara, pure tu, capiscilo no?
Che gli mancava? Il colletto della polo alzato e le serate all'Art Cafè?
No, aveva pure quelle. E le Hogan.
S' è fidanzato senza ritegno sulla mia Home Page di Facebook.

Poi sono arrivati gli schizofrenici bipolari senza fissa dimora. I Timorati di Dio. I disagiati senza ritorno.
A dir la verità so tornati. Tutti. Nemmeno il richiamo per il morbillo è stato utile.
"Io non ti penso quando sto con gli amici" disse uno.
"Siamo solo conoscenti" disse un altro.

In pratica agli uomini io lascio il segno.
Ma il prossimo segno, amici, sarà con la chiave della cantina sulla macchina.
E vi sarà scritto "CURATEVE SANTIDDIO".

giovedì 27 febbraio 2014

Fermi con le mani

Siamo qui riuniti, nuovamente, perchè " quando sono felice, esco".
Infatti sto a casa sul letto, a cercare di tenere a freno il batticuore. Poi me ce bevo un caffè sopra e rendo vano il lavoro.
Praticamente pare che inizierò quanto prima la mia terapia d'urto, che ancora, dopo 25 anni, non so bene cosa sia.
Per carità, nei miei pensieri sono la più forte guerrigliera del mondo, una a cui le donne dell'esercito israeliano spicciano casa.
Immagino spade, pugnali, bombe a mano e io felice col mio sorriso di sfida.
Poi nella realtà le spade so quelle che me faccio nei vicoli bui.
Sono talmente agitata che rido, tremo, canto e guardo il soffitto come Verdone.
Sicuramente iniziare subito a farci l'abitudine sarà positivo; sicuramente farò una bellissima figura nel mio tailleur di finti sorrisi e battute forzate. Ma poi quando diventa buio e "la memoria è già dolore", da cosa mi maschero?
Anzi. Contro chi lotto?
Contro di me.
Sono sempre la mia nemica preferita. Quella che non mi tradirebbe mai e non mi farebbe mai un favore.

A proposito di favori, mi chiedevo.
Non è possibile, tipo, porre fine alla mia agonia emotiva? Darci un taglio netto a suon di sticazzi?
Non è possibile tipo cancellare del tutto quello a cui non voglio pensare?
Alla fine è la mia testa che mi tiene prigioniera. Nonostante abiti con me H24.

E non venitemi a dire per favore che "volere è potere" e cazzi vari.
NON È VERO.
Gli occhi fanno quello che devono, la memoria che te lo dico a fa, per non parlà del cuore, che appena può,  prende e ti pugnala alle spalle.

Aridateme almeno le mani ferme, che non tremano e non tradiscono il mio do-lo-re.

mercoledì 11 dicembre 2013

Rimedi de nonna

Segue un breve elenco dei comportamenti da seguire se il tuo lui s' è messo con un'altra o comunque le sbava dietro.
N.B. Parlerò al maschile, ma se voi siete uomini eterosessuali con lo stesso problema, ponete una a dove meglio credete.

1. Cancella il suo numero da qualunque dispositivo mobile, che sia uno smartphone, un iphone o un telecomando.
Questo per far si che si evitino messaggi cretini alle 2 di notte e perchè così,  nel caso, sarà SOLO lui a cercarti.
"Una lettera vera di notte e falsa di giorno" diceva De Andrè. Te ne pentiresti già la mattina dopo.
2. Se non frequentate gli stessi posti, evita di andare nei luoghi dove potresti incontrarlo ( o ancora peggio incontrarli, insieme, i due infamoni).
Non tanto per loro, quanto per te. L'hai ammazzato tu, forse, Gesù Cristo?
E non ingannarti da sola con frasi tipo " Ma io che ne sapevo che stava qua?" perché nevvero. Tu lo sai sempre dove sta.
3. Se frequentate, invece,  gli stessi posti o addirittura lo stesso gruppo di amici, stategli il più vicino possibile. E reggete il suo sguardo.
Ti abitui alla sua presenza come ci si abitua alla sua assenza. Me pare chiaro.
4. Devo per caso ricordarti di cancellare il tuo profilo Fb o hai già capito da sola che Fb rovina la vita dell'umana stirpe? Eh.
5. Confidati con meno gente possibile. Eviterai sguardi, ammiccamenti, sorrisi, gomitate quando lui arriva. E di conseguenza eviterai di morire di infarto ogni 6 minuti.
6. Se pensi di aver fatto tutto il possibile per accaparrartelo, e pensi di non aver fatto torti a nessuno ( va bè, a parte a te stessa innamorandoti di quest'omuncolo con la sensibilità di uno struzzo morto) non scappare. Rimani lì. E facci caso: abbasserà lo sguardo quando ti vedrà.
7. Non cercare di vendicarti, portandoti appresso uomini muscolosi, tatuati e con la stessa intelligenza di un chiuaua.
Meglio apparire capaci di stare da sole che apparire sceme fino alla fine.
La dignità.
8. Non è vero che non ti merita. Ti merita pure, ma non ti vuole.
Prendine atto e non insistere.
9. Fai battutine solo se è in grado di capirle. Non parlare male della madre, però.
10. Non esiste solo lui al mondo.
E se torna, ricordati quello che ha fatto.
Non si innamorerà mai "col tempo". Non ti illudere.


sabato 23 novembre 2013

Essere donna è un problema

Orde di femministe mi si scaglieranno contro, rivendicando la loro dignità di donna mista alla loro consapevolezza di essere delle rompicoglioni.
Infatti penso che essere donna è un fardello che solo una donna può sopportare.
Prima di tutto se la donna ha un'idea, l'uomo tende a fregarsene.
 Ho avuto milioni di discussioni sulla Tav, sull'aborto, sull'adozione gay e pure sui sanpietrini con degli uomini e loro non m'hanno fatto mai parlare. Perchè "sono un'ipocrita, comunista che scende in piazza perchè non ha niente da fare". Dissero.
M'hanno pure detto che anche loro devono decidere sull'aborto. Che il figlio non è solo mio e che, nel caso, pure loro hanno il diritto di esprimere la propria opinione in merito.
Colcazzo. In tutti i sensi.
Gli uomini decideranno sull'aborto, quando avranno un utero. E questo succederà solo se presteranno il loro corpo alla Scienza. E siccome, quando hanno il raffreddore si chiudono in camera, bestemmiando i Santi del giorno e quelli del giorno dopo, questo non succederà Mai.
Inoltre essere donne significa anche tenere a bada i propri vaffanculo durante la settimana del ciclo "perché se no sei un'acida che non scopa mai e quindi fatte una scopata". Ecco chiariamo questo punto: la scopata, in noi, non risolve nulla.
 Risolve un problema solo durante quei 4 minuti di piacere che ci concedete, perchè non ci pensiamo, non perchè siete bravi.
Anche perché a quel problema poi se ne aggiunge un altro: VOI.
Che non si sa mai come prendervi: "Lo chiamo? Si, no, boh. Aspetto? Che aspetto? Che m'envecchio? Lo ignoro così pare che non me ne frega nulla di lui invece mi mangio il fegato e ho l'aspetto di un criceto in coma? Si, no, boh. Oddio la partita! Mo non lo posso proprio chiamà!".
E così via.
Non tralasciamo poi il dover sopportare le vostre becere giustificazioni, del tipo " Scusa se non t'ho avvertito che alla cena non venivo, ma è morto il pronipote del mio vicino de casa". Oppure " Scusa se sono sparito così nel 2007, ma ho avuto le emorroidi".
Essere donna significa pure scegliere il colore del vestito del proprio genitore maschio, che non riconosce un beige da una lattina.
O stare in ansia 37 giorni perché il ciclo è in ritardo mentre voi omuncoli pensate alla finale di calcetto Primavalle-Anagnina.
Essere donne è un problema.
Avrei preferito, di molto, essere un uomo medio, sempliciotto, la cui unica preoccupazione sono i cerchi in lega della Marbella.
È anche vero che la donna regge il mondo, con la sua praticità, la sua natura, il suo giro di Cid che permette alle assicurazioni automobilistiche di andare avanti.
Ma essere donna è faticoso.
Ora scusate, l'ormone mi chiama.
Devo cercare una scusa per non rispondere.


mercoledì 13 novembre 2013

La Solitudine ( feat. Laura Pausini)

Marco se n' è andato e non ritorna più. Statece.
È inutile che gli telefonate, mandate messaggi su Whatsapp, chiamate Chi l'ha visto e denunziate la scomparsa alla Polizia. Marco se n'è andato.
Vedrai che ora un cristiano, onesto contribuente, non se pò allontanà come vuole, che subito ha tutta la scena musicale addosso.
Che poi parliamoci chiaro: te credo che se n'è andato e soprattutto non c'ha intenzione de tornà.
Ve la immaginate voi Laura Pausini durante l'adolescenza?
 Lei che è sempre stata spensierata e leggera come la bonanima di Amy Winehouse quando c'aveva il pusher in ferie.
 Lei che durante l'adolescenza aveva la foto di Marco nel diario e se la guardava durante i compiti in classe, così poi prendeva 5 e aveva motivi validi in più per " piangere su quel cuscino".

Poi Marco non c'era "sul treno delle 7.30". E giù lacrime della pora Laura.
Laura, ma non t' è venuto in mente che magari Marco il treno l'aveva perso? Che non gli era suonata la sveglia? Che gli era morto il canarino?
No, tu c'hai ammorbato la vita con 16 cd e due Live co' 'sta storia de Marco, che io, ancora oggi, se incontro un Marco me metto subito a piange pensando che tanto prima o poi prende e se ne va.
Laura tu a me m'hai rovinato la vita, te ne rendi conto?
Io già soffro della mia innata e spiccata emotività, e te ce metti pure tu con certe cose.
Tra l'altro, Marco, se n'era andato trascinato dal padre che, disgraziato, s' era preso la briga de lavorà. Per dire.
Che tu, cara Laura, con quell'ugola grossa come una carriola, non hai mai veramente lavorato, quindi che ne sai?
Che ne sai se la famiglia di Marco aveva bisogno di soldi e doveva pagà il mutuo?
Tu subito a chiedergli di non dimenticarti, "che illuderlo non sai" e la solitudine.
Invece poi me pare che te sei consolata, che hai fatto un figlio col chitarrista, che non se chiama AFFATTO Marco. E che quindi sei stata scorretta.
Mica si fa così eh.
Ricordati che io nel 1993 avevo 4 anni, e che dopo La Solitudine, non so chi m'ha retto a non telefonare al Telefono Azzurro.
Ho aspettato invano che sto Marco tornasse e che tu lo accogliessi a braccia aperte.

Invece tu hai aperto un'altra cosa e fattinculo ai sogni romantici.


martedì 8 ottobre 2013

Quel qualcosa o quel qualcuno

Farsi capire senza voler farsi capire è abbastanza dura. Quel vedo- non vedo è efficace solo per il corpo, ma meno per l'anima.
Quando ci fissiamo su qualcosa o qualcuno, è difficile anche spiegare il perché.
Ma tu il perché lo sai.

Sai che quel qualcosa o quel qualcuno ti fa ridere. Che ti fa incazzare, ti fa rabbrividire, ti fa sospirare,  ti fa riflettere.
Sai che quel qualcosa o quel qualcuno ti fa prendere la macchina ed uscire, arrivare da lui ed aspettare.
Sai che non ti fa dormire, non ti fa uscire, o ti fa uscire troppo.
Sai anche che ti fa tremare, immaginare quello che non sarà mai, scrivere righe su righe che non leggerà mai. E se le leggerà lo farà distrattamente.
E poi sai che quel qualcosa o quel qualcuno ti farà rincojonire, diventare ridicola, monotematica e troppo seria.  Come me ora.
Sai che quel qualcosa o quel qualcuno ti stravolgerà i piani, le idee, ti farà fare dei compromessi ( che tu hai sempre guardato con orrore) e poi ti farà cambiare continuamente idea.
Sai anche che quel qualcosa o quel qualcuno è l'unico che capirà.
Capirà te, la tua ironia, il tuo populismo, il populismo altrui, il tuo essere astemia e pure il tuo continuo lamentarti.
Penserà anche che non parli di lui, di quel qualcosa o qualcuno che ha lasciato te per non lasciare sè stesso.
Invece tu, a cadenza mensile, te stessa gliela lasci.
Là sul comodino, in attesa che torni a riprendersela.

Quel qualcosa e quel qualcuno, quindi, è il difetto di noi monogami. Che lo fissiamo e ci fissiamo su di lui, nemmeno poi così bello, ma parecchio ipnotico.

Ci fissiamo perchè non ci vuole e ci fissiamo perchè poi magari ci vuole.

E tutte le volte pensiamo, che da soli, non serviamo a un cazzo.